L'architettura d'interni è una strana disciplina, perennemente sospesa fra l'industrial design, di cui applica oggetti e materiali, e l'architettura vera e propria, della quale decodifica e interpreta spazi e condizioni. Per approcciarsi all'architettura di interni è forse possibile procedere da questi due estremi, per dirigersi poi verso la opposta polarità: gli oggetti e gli spazi. Per certi versi l'architettura di interni si costituisce come un terzo spazio, alimentato dagli altri due che forniscono continuamente input, problematiche e soluzioni in uno scambio perenne che si autoalimenta.
Come primo passo occorre dunque stabilire da dove si voglia procedere. Un approccio che parta dagli oggetti ne considererà la specificità e le caratteristiche e agirà sul progetto degli interni un po' come procede il compositore sulle note di uno spartito musicale. La metafora legata a un approccio architettonico agli interni è piuttosto quella dello scultore. Partendo dall'architettura occorre compiere un lavoro in negativo, quasi “a levare”, che metta a sistema il paesaggio interno con i suoi occupanti e pianifichi le dinamiche interne di flusso e di stasi.
Si potrebbe anche assimilare l'interno di una casa, o di un edificio in senso più esteso, a una città: in entrambi i casi esistono regole spaziali e modalità di interpretarle, aperture e chiusure, luoghi di attraversamento e spazi inclusivi. Come in ogni ambito espressivo l'equilibrio dei fattori deve essere tale da non risultare eccessivamente statico e monodirezionale. Il miglior progetto di interni sarà sempre quello che, paradossalmente, non appaia esattamente progettato, ma che piuttosto sembri essersi composto da sé, come il frutto su di un albero.
L'interno di una casa può essere letto e scritto come un partito musicale, o se si vuole anche come un testo letterario. Le operazioni di lettura e scrittura si devono compenetrare reciprocamente: la scrittura dello spazio abitato fornisce anche una sua lettura e viceversa. Potrà essere d'aiuto un approccio che consideri un tema dominante. La luce oppure i materiali per esempio possono essere criteri guida per analizzare le principali qualità dello spazio di partenza e di quello che si vuole ottenere.
L'architettura di interni come accennato è una strana disciplina, scaturita dall'architettura ma con forti influenza da parte del disegno industriale. Anche se l'origine dell'arredo è precedente l'architettura di interni vera e propria nasce nel corso della modernità, in particolare nel corso degli anni Cinquanta attraverso la diversificazione della pratica architettonica. Solo negli ultimi vent'anni però le principali università e scuole d'architettura hanno accolto veri e prorpi corsi in architettura di interni, formando di fatto la prima generazione di specialisti del settore.
Nell'immagine: uno spazio interno dal sapore minimale disegnato dallo studio coreano Designband Yoap.
l primo passo da compiere nel progetto di architettura di interni è sicuramente quello della perlustrazione preliminare. Si dovrà percorrere l'ambiente interessato dall'intervento come un paesaggio sconosciuto, cercando di decodificarlo nella maniera più aperta possibile
Completare la perlustrazione attraverso disegni e fotografie ci metterà inoltre in grado di realizzare in seguito gli opportuni approfondimenti che consentiranno di mettere mano al progetto vero e proprio. Da non trascurare l'importanze dei video, oggi facilmente realizzabili con un semplice smartphone, che ci possono permettere di analizzare l'esperienza cinetica dello spazio e di realizzare un progetto aperto e dinamico.
In un'edificio i diversi elementi che compongono la struttura devono necessariamente essere in equilibrio, ai fini di non minare l'efficienza statica della costruzione. Nel progetto di architettura d'interni il concetto di equilibrio è più sottile e meno oggettivo, e quindi anche più difficile da ottenere e controllare.
Come accennato, si può considerare l'interno di una casa alla stregua di una città, nella quale le diverse parti dialogano tra loro stabilendo pesi e misure. Di questa città siamo chiamati ad essere i pianificatori, scrivendo regole e sancendo codici, ma soprattutto lasciando aperta la possibilità di una loro interpretazione.
Lo spazio ha dei segreti? Certamente sì: per certi versi ogni casa deriva da un'antica piramide, è un labirinto primario che conserva al proprio interno una preziosa camera dei segreti, che solo i più audaci e fortunati esploratori possono avere la ventura di raggiungere. Fuor di metafora, occorre sempre considerare ogni spazio come unico e non banale e metteerne alla prova le specificità, estremizzarne i tratti somatici un po' come se stessimo realizzando un suo ritratto.
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